testo di Lapo Ruffi e Angiola Mainolfi.

Il progetto del Giardino Volante, realizzato dagli architetti Lapo Ruffi e Angiola Mainolfi, nasce dall’evocazione della memoria genetica urbana dei vuoti naturali interni al costruito, a cui si immagina di sovrapporre il disegno di una trama vegetale, nel tentativo di indagare i simboli caratterizzanti della città. Ne consegue sui limiti dell’area la composizione di una sinuosa architettura verde contenuta da un nastro continuo in cemento, che trasforma le zone di soglia da recinto a percorso, a seduta, fino a divenire piccole architetture per i bambini, all’interno del quale percorsi in pietra simulano le nervature linfatiche di una foglia. Le zolle di prato che ne derivano accolgono le sculture-gioco realizzate dagli artisti, le quali legandosi alla maestosa vegetazione arborea esistente, ricercano una suggestiva relazione tra il lavoro dell’uomo e la seduzione incantata del paesaggio. All’interno le architetture esistenti restaurate in modo da divenire masse neutre e puri quadri per i colori dell’arte si appoggiano su un nuovo orizzonte in legno in grado di definire per i bambini differenti strati di intimità dagli spazi gioco interni fino alla conquista del giardino. L’immagine che ne deriva è un’interpretazione unitaria, dove il lavoro sul perimetro consente di esaltare con nuove cornici le viste urbane più stimolanti e di modellare un margine abitato e poroso verso la città grazie a nuove vibranti delimitazioni; a differenza degli orti urbani il recinto non si conclude, innescando così una tensione sul confine in grado di svelare un tesoro vegetale all’interno di un’atmosfera fiabesca. Un’area urbana permeabile, uno spazio centripeto, un respiro nella lettura delle pietre della città. Un progetto in grado di esaltare le eccellenze cittadine come la natura e la coltivazione delle piante, gli spazi per l’educazione all’infanzia e l’arte ambientale. Una grande platea lineare avvolge molteplici palcoscenici, evocando una sensazione di protezione all’interno di una scenografia abitata, dove un’architettura nel paesaggio diviene sfondo alle passioni dell’arte, del gioco, della natura.